Dove sta la differenza?

Una normale cena fra amici, si parlava di tutto un po’.
Una di quelle cene che non sai se hai deciso di partecipare perché lo volevi o per riempire l’ennesima voce vuota della tua agenda.
Tutto scorre.
Poi all’improvviso la conversazione scivola su argomenti più delicati.
V. e C., la coppia d’oro del gruppo, hanno intenzione di far battezzare il loro bambino.
S., il single cinico per eccellenza, a questo punto, mentre si versa del vino, commenta dicendo che sottoporre un bambino al battesimo è come l’iniziazione a una setta.

E così, tornata a casa alla fine di una discussione degna della pièce Carnage, mi sono chiesta: è giusto affermare che le religioni sono come le sette?
Argomento non facile, accidenti!
Entrambe le parole derivano dal latino: setta da sectare, che vuol dire seguire, e religione da relegere ovvero raccogliere (usi e costumi).

Ma cos’è una religione?
È una commistione di persone legate a credenze, sottomesse a una o più divinità.
Queste credenze sono codificate di solito in un testo e regolate da un credo (che equivale a un giuramento di fedeltà), da diversi sacramenti e da rigide regole che dovrebbero costellare la vita di un individuo dalla nascita fino alla morte.
Il culto è amministrato da un leader indiscusso e da sacerdoti che costituiscono un élite alla quale nessun credente può opporsi.
Tale élite viene mantenuta attraverso il denaro.

In genere i credenti di un culto definiscono infedeli i credenti di altri culti e non tollerano chiunque non sia credente. La Storia ci insegna che le guerre di religione sono state le più cruente e ancora oggi, purtroppo, si consumano in mezzo mondo.

Iniziare qualcuno a una religione, secondo il mio amico S., è imporgli un marchio e anche se il bambino, una volta adulto, rifiuterà tale religione, continuerà comunque a portarsi quel marchio addosso.
La religione, dunque, non lascia libera scelta.

E la setta?
La setta, termine che spesso viene usato con un’accezione negativa, è un complesso di persone che seguono una dottrina, connessa a delle credenze e (a volte) a una o più divinità.
Queste credenze sono codificate in uno o più testi, considerati sacri e indiscutibili.
Anche la setta prevedere un giuramento e dei riti di passaggio, considerabili al pari di sacramenti.

La setta è amministrata da un leader indiscusso e da membri anziani che costituiscono un élite alla quale nessun credente può opporsi.
Tale élite viene mantenuta attraverso il denaro.

In genere i credenti di una setta definiscono infedeli i credenti di altri culti o sette e non tollerano chiunque non sia credente.
Al pari della religione, anche la setta non approva la libera scelta dei suoi membri.

Arrivati a questo punto, esiste una differenza fra religione e setta?
E se c’è, dove si trova?

Dopo un’attenta analisi ho capito che S. ha ragione, la sola differenza sta nell’approvazione della classe politica nei confronti di un culto o di una setta, e nella quantità di denaro che una religione o una setta porta ad essa.
Esempio: i mormoni sono un culto ma spesso vengono considerati una setta, specie dal governo degli Stati Uniti, mentre Scientology che è una setta viene riconosciuta come religione e si fregia anche del titolo di Chiesa.
Perché?
Perché la chiesa mormone approva uno stile di vita “scandaloso” per il governo americano e di solito non dà molto appoggio alla classe politica, mentre Scientology versa denaro a palate e fra i suoi membri conta personalità di spicco.

Quindi alla fine S., nonostante il suo cinismo, ci aveva visto giusto.
Culto o setta non fa differenza, entrambi offuscano la mente.
Meglio pensare con la propria testa, sempre e comunque: sbagliare da soli è sempre più gradevole che sbagliare seguendo qualcun altro.

La sola cosa chiara è che culto o setta sono identici: tutti vogliono avere ragione, non c’è dialogo, non c’è rispetto reciproco e le guerre non finiscono.
Che tristezza.



8 commenti:

alberto bertow marabello ha detto...

penso che ognuno sia libero di credere in ciò che preferisce purché non cerchi di convertire gli altri e non faccia del male a nessuno. Se davvero c'è un dio è stato pure bravo a creare tante religioni diverse, quasi a monito: "non prendetevi e non prendetemi troppo sul serio". Perché è chiaro: se c'è un dio, questo dio ha creato tutto, anche i crediti delle altre religioni. E pure un agnosticone come me...
Dimostrando un notevole buon gusto 😅

fracatz ha detto...

a volte mi metto a pensare al creato (termine appropriatissimo) ed alla complessità delle sue regole ed il cor subito spaura

sinforosa c ha detto...

Io direi che il cristianesimo non è seguire una religione bensì cercare di imitare Gesù Cristo seguendolo: Io sono via, veritàe vita. La fede cristiana non è un'idea, una filosofia, un insiene di codici e leggi è una persona viva e operante. Ciao Joanna, buona serata.
sinforosa

Ирина Полещенко ha detto...

Il battesimo di un bambino è il primo sacramento cristiano; è l'inizio di un'unione piena di grazia con Dio. Una persona, dopo aver ricevuto il battesimo, diventa una persona nuova, pura nei suoi pensieri e convinzioni, rafforzata dalla grazia e con il desiderio di vivere secondo le leggi di Dio.
Non capisco come si possa paragonare la religione a una setta.

Franco Battaglia ha detto...

Io sono molto voltairiano come spirito. Ma il battesimo non è certo un marchio. E da grande puoi fare le tue scelte, all'interno di una setta ma già di organizzazioni parareligiose, come Testimoni di Geova o Focolarini sei molto più incastrato in meccanismi direi, castranti. Credere in Dio o meno, è liberissima scelta, se ti hanno battezzato da piccino non puoi sentirti marchiato. Chi volesse farlo credere è fuori strada.

Anonimo ha detto...

Buongiorno signora, mi chiamo Pierluigi T. e sono un docente universitario di Filosofia.
Trovo che il suo post sia un’interessante provocazione filosofica, come tante di quelle che invento io come tranello per i miei studenti.
Attraverso il resoconto di una cena, che rimanda molto a film sagaci come Il nome del figlio, lei ha sollevato una questione più che valida: esiste ancora il libero pensiero?
Lo ha fatto ponendo a confronto due realtà filosoficamente simili: la secta, il seguire, e la religio ovvero l’imporre per tradizione riconosciuta.
Ciò che lei ha detto, al di là dei fronzoli, è che è sempre sbagliato imporre un diktat mentale sulla scelta di cosa pensare o accettare, e mi trova d’accordo.
Non può immaginare quanti studenti sono passati per la mia aula, quasi tutti con menti valide in potenziale ma paralizzate da diktat imposti fin da quando erano in fasce e, lo sappiamo, sono tutti religiosi e/o politici.
La fatica di far capire loro che il pensiero è sacro e libero, che ogni decisione spetta al singolo, è immane.
Se poi vogliamo parlare di culti, credo, sette o come le si voglia chiamare, io penso che manchi un reciproco rispetto e che si stiano ingiustamente facendo guerre e massacri nel tentativo di imporre ciascuno il proprio pensiero come se fosse superiore a quello altrui.
Nulla di più sbagliato.
Grazie per avermi offerto uno spazio sul suo blog per lasciare un commento.
Le auguro una buona giornata.

Joanna ha detto...

Buongiorno a tutti, anonimi e non, e grazie per avere partecipato a questa conversazione.
Allora, per me non c'è torto o ragione, in quanto io sostengo sul serio il libero pensiero.
La mia riflessione, con tutti i dati che poi ho esposto, era l'ampliamento della provocazione del mio amico S. che alla fine verteva tutta su una domanda: è giusto insegnare come pensare o cosa pensare?
È giusto andare in giro a dire "il mio credo o pensiero è lecito, il tuo invece no"?
È giusto fare genocidi perché, appunto, si vuole imporre il proprio credo o pensiero?
Io resto dell'idea che molte scelte, compresa quella di decidere se e in cosa credere, andrebbero fatte da adulti con le spalle cariche di esperienze, e che non c'è un pensiero giusto o sbagliato.
C'è il rispetto, che dovrebbe essere reciproco ma è diventato demodé.
E questo non va bene.

Anonimo ha detto...

Innanzitutto grazie Joanna di dare la possibilità di commentare anche all'anonimo, già questo è un segno di apertura e di ascolto su cui ci sarebbe da ridire verso chi ne rifugge anche in un semplice blog , facendosene conoscitore dell''insegnamento di Cristo a parole e non in fatti ahimè...

So che corro il rischio di fare polemica,ma credimi non lo è ,perché il tuo post si collega ampiamente alla libertà di pensiero e al rispetto che dovrebbe esserci a prescindere dall'argomento da trattare.Dovremmo responsabilmente assumerci la responsabilità anche di alcune contraddizioni per una questione di rispetto verso il nostro interlocutore ,blogger,anonimo,credente,ateo,chiunque sia dall'altra parte a volgerci la parola

Detto questo non mi esimo di esprimere il mio pensiero su questo post.

Credo che indipendentemente dal credere o no,dalle religioni contrastanti e dalla loro applicabilità che possa essere paragonabile o identificabile quale setta, bisognerebbe percepire da sé il senso del bene e del male .
Esprimere un opinione esponendo il proprio pensiero non è un male ,sono i modi e l'atteggiamento aggressivo che rovinano le nostre relazioni, soprattutto quando si diventa depositari di verità assolute imponendo la propria visione che spesso entra in conflitto anche con il bel messaggio di cui ci si fa portatori.

Il battesimo non penso sia il marchio di un qualcosa che viene paradossalmente etichettato da noi persone, è un sacramento e non credo tolga libertà di alcunché al bambino in quanto è l'applicabilità nel darne sotto una forma spirituale da cui dovrà attingere da adulto.

Se solo riuscissimo un po' tutti a venirci incontro senza affilare spade ma ad aprirci con il cuore,ogni argomento diventerebbe crescita che abbraccia in pieno il senso dell'amore.


Grazie Joanna e buona giornata


L.